Team cooking alla Scuola Tessieri

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(A cura di Gianluca Flammia – Marketer & Storyteller)

 

L’appuntamento era per Sabato 13 gennaio, ore 08:45 di fronte all’entrata della scuola di cucina Tessieri a Ponsacco (PI).
L’incontro era fra lo staff della scuola, il formatore Walter Allievi, ma soprattutto noi, il team Change che doveva mettersi alla prova durante l’intero arco della giornata.
08:47: mi chiama Stefano, il mio collega di Change chiedendomi a che punto sono.
Sono sempre in ritardo, un ritardo sempre calcolato (almeno questo è quello che mi dico per sentirmi meno in colpa e un pò più figo), gli rispondo che sono a qualche centinaio di metri dal punto di incontro.
Lo ammetto, ho barato, ma di poco. 1 minuto dopo sono con loro e si entra.

entrata alla scuola tessieri

Ci sono delle volte in cui capisci immediatamente se una giornata sarà quella giusta, oppure no.
Sensazioni sulla pelle, percezioni che stimolano il tuo sesto senso, e difficilmente sbagli.
I sorrisi, l’accoglienza gentile dello staff Tessieri, il senso di bellezza e pulizia della struttura interna, mi hanno fatto capire che quel sabato, sarebbe stato un giorno che mi sarei portato per un pò di tempo nella mia memoria.

Breve colazione, alcuni veloci “ciao come hai passato le feste” e si inizia.
La sensazione è strana nell’indossare le vesti dei partecipanti per noi formatori.
Mi sono messo spesso “nelle scarpe” di Walter pensando a quanto lo avremmo potuto giudicare durante la sua attività formativa.
Penso che un pò di responsabilità e di “ansia da prestazione” l’abbia avuta, almeno inizialmente.

L’oggetto della giornata era il team cooking, ossia vedere all’interno di una cucina, preparando un menù più o meno completo, come avremmo reagito ai diversi stimoli, come saremmo stati in grado di interfacciarci l’uno con l’altro, in un gioco di squadra appunto.

team-cooking-cucina

L’obiettivo ufficiale era mettere alla prova anche noi formatori nell’essere focalizzati sui medesimi valori aziendali, sentirci fra di noi più coesi consolidando il senso di appartenenza.
Effettivamente devo dire che nella quotidianità lavorativa di ciascuno di noi, sentirci uniti non è così semplice; ognuno con i suoi clienti da gestire, budget da raggiungere, impegni da portare a termine.
Io provengo dal marketing e ho poco chiare le dinamiche comportamentali per quella che io vedo l’area più HR della nostra formazione.
Per questo, mi sono approcciato con grande curiosità e divertimento all’evento.

Non pensavo, ma le dinamiche di un team cooking sono davvero sfaccettate.
Capire le regole del gioco, noi divisi in brigate di cucina, l’asta e le monete per fare la spesa e magari chiedere un consulto con lo chef.
A proposito, la consulenza dello chef.
Qui c’è stato il primo momento difficile fra alcuni di noi.

Chi reputava superfluo il beneficio, chi meno. Certo, mi viene da pensare che se non ci crediamo noi consulenti, chi deve crederci?

ingredienti scuola tessieri

E poi la scelta dei piatti, quali fare, quanto in alto spingere la creatività. Magari osando e mettendo in conto un possibile errore. Oppure andare sul sicuro; portare a casa il lavoro, potrebbero dire i “professionisti”.
Io a essere sincero ero più nella prima fascia; un mio collega più per la seconda, e infatti un primo attrito, in quel momento si è creato.

Dinamiche classiche di un team building aziendale; situazioni che vengono necessariamente fuori perché da lì emergono le differenti personalità, la diversa indole di ognuno, ma soprattutto la volontà di amalgamarsi o scontrarsi col gruppo.
L’ora e mezza che ci è stata messa a disposizione è passata in un attimo; cavolo come è passata veloce!
Dopo aver gustato i piatti da noi preparati, impiattati egregiamente sotto la regia di Stefano Cipollini, Coordinatore Didattico della Scuola Tessieri:

  • Involtini di melanzane e mazzancolle su crema di patate;
  • Ravioli al branzino su dadolata di zucchine;
  • Involtini di rombo con verdure saltate;
  • Tortino alla crema con frutta.

Il pranzo tutti insieme è la vera valorizzazione alle nostre performance culinarie.

Poi è il momento del de-brifing con il formatore.
Non sono un esperto dell’area formativa che tratta il comportamento fra le persone.

Mi porto a casa però un paio di immagini molto forti.

silvia martina durante il team cooking

La prima è vedere i colleghi suddivisi all’interno dell’aula formativa in base al nostro sentirci più “leader” all’interno del gruppo o più “gregari”.
E’ un’esperienza molto forte quella di vederti vicino ad alcune persone e distante, a volte molto distante da altre.
A volte questa “mappa” la percepisci chiaramente nel quotidiano lavorativo.
Altre volte meno, molto meno.

L’altra immagine che mi porto dentro è una corda, sarà stata di 6-7 metri, disposta dritta sul pavimento. Noi disposti lungo di essa, in punti differenti, in base a quanto ci eravamo sentiti…all’interno di quel sabato di gioco, interazione e formazione.

Non ho approfondito Kolb e il relativo ciclo dell’apprendimento da lui ideato; posso solo ammettere quanto sia riuscito a ritrovare nella mia vita privata e lavorativa, ciò che è emerso nell’esperienza nella quale sono stato inserito.

Ecco che disposto lungo quella corda, insieme ai miei colleghi e amici, in quel momento gli occhi dello chef che scrutava l’operato di noi cuochi allo sbaraglio, lo sguardo attento di Walter, il cinque dato al collega, l’occhiataccia data ad un altro, gli odori, i colori, le texture delle verdure, la superficie rossa e liscia della carne, tutto questo in quell’attimo si è fermato.

Era tutta una metafora.
La metafora della vita.
Privata e lavorativa.

Senza nessuna divisione. Ben amalgamata ed equilibrata come in un piatto di un grande chef.

Gianluca

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