Didattica a distanza: tutto è diverso ma poco cambia

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Grande opportunità di sviluppo o fallimento per l’apprendimento?

In questo periodo di didattica a distanza forzata abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con diversi dirigenti e soprattutto con molti insegnanti. Due settimane fa abbiamo chiuso un percorso formativo per docenti organizzato in partneship con la Camera di Commercio di Lucca con l’obiettivo di supportarli nel trovare tecniche di gestione delle lezioni a distanza per incuriosire, coinvolgere e garantire il più alto livello di apprendimento possibile. Sintetizzando abbiamo progettato e svolto un percorso formativo diretto agli insegnanti per la gestione delle loro aule virtuali.

Credo fortemente che questo periodo di lock down forzato abbia acceso i riflettori sulle modalità della didattica on-line, mettendone in luce sia caratteristiche positive che elementi poco funzionali, rendendo evidente una grande opportunità che si presenta per rendere la scuola un luogo attraente e veramente formativo. Sono ben consapevole che la sicurezza, gli ambienti, gli stipendi inadeguati degli insegnanti sono elementi cruciali e di enorme criticità. Ma, altrettanto, sono fermamente convinto che ci sia un altro punto da affrontare, di cui si dibatte ancora poco, affinché dalla scuola provenga l’impulso ad un miglioramento strutturale della società e del mondo del lavoro e lo affermo anche in base alla mia ampia esperienza nella selezione del personale, attività che svolgo per molte imprese e che mi pone davanti agli occhi molte debolezze nei confronti dei neodiplomati freschi di studi.

Credo che il modello sul quale ancora oggi molti insegnanti impostano la loro didattica possa essere potenziato.

A cosa mi riferisco? Al modello: “Spiegare / studiare / verificare e valutare”. Processo che osserviamo con maggior frequenza, soprattutto nelle scuole medie e superiori ma che oggi. Questo modello a distanza mostra ancora di più i suoi limiti. Ecco cosa accade:

Spiegazione: l’insegnante sale in cattedra e, in modo più o meno coinvolgente, dispensa conoscenze ad allievi distanti e spesso distratti. Il problema è che al giorno d’oggi, a differenza di anni fa, l’insegnante ha un antagonista molto, molto insidioso: il web! Strumento rapido, che può offrire conoscenze in modo sintetico, chiaro e anche preciso. Lo studente più opportunista penserà: Quello che ci vuole per prepararsi ad una verifica o un’interrogazione di italiano o scienze!. Che, guarda caso, verterà per la maggior parte sulla valutazione dell’acquisizione di conoscenze.

Studio: questa pratica spesso ancora oggi viene vissuta in solitudine, e oggi a distanza ancora di più, invece di essere incentivata come momento di scambio reciproco nel quale ogni ragazzo gioca il doppio ruolo di studente e insegnante. Sono fortemente convinto che gli studenti potrebbero in certi casi essere i migliori insegnanti, perché sono gli unici a sapere come ci si sente quando non si comprende.

Verifica e valutazione: rappresentano la certezza che questo modello è ancora oggi dominante. Si sono fatte ore di dibattito sul tema “come e cosa valutiamo a distanza?”. E’ talmente evidente che non possiamo permetterci di valutare la mera conoscenza, chiunque, dietro la telecamera, potrebbe avere un “gobbo qualunque” che suggerisce la risposta corretta. Il sistema cade! Sono convinto che su questo siamo tutti d’accordo.

Ed ecco quindi l’opportunità: ribaltare il gioco e rendere l’apprendimento veramente efficace. L’insegnante scende dalla cattedra ed entra in sala regia, gli allievi diventano attori protagonisti stimolati a sviluppare capacità traversali (fondamentali nel mondo del lavoro) e cognitive oltre che ad acquisire conoscenze.

Ma come? Vi chiederete.

Potremmo prendere spunto dalla maieutica socratica, cardine del coaching, che nella didattica potrebbe risultarci utile.

 

PRIMO PASSO: FAR EMERGERE. Prima di spiegare, l’insegnante potrebbe offrire una breve panoramica dell’argomento e dei punti essenziali e chiedere alla platea di studenti i loro pensieri, le loro idee o aspettative rispetto all’argomento proposto. Sento già alcune, lecite, critiche ma come fanno a dare idee o opinioni di qualcosa che non conoscono. Beh, il punto è proprio questo. Socrate affermava che ognuno di noi ha dentro di sé la conoscenza o parte di essa e che questa può essere maturata con la propria esperienza: perché si è sentito parlare qualcuno; perché l’argomento in questione consegue da un altro interiorizzato in precedenza; oppure semplicemente perché mi sono fatto un’idea e basta! Allora facciamo emergere le idee attraverso domande e stimolando confronto e creatività nel gruppo (ecco il ruolo di regista dell’insegnante). E aggiungo, con fermezza, che poco importa se inizialmente quelle conoscenze sono incomplete o parzialmente corrette o perfino totalmente scorrette (anzi meglio se sarà così). L’importante è che nella testa degli allievi, i neuroni abbiano iniziato a “creare” sinapsi.

 

SECONDO PASSO: APPROFONDIRE. E’ l’insegnante, che ancora nel suo ruolo di regista, propone input, spunti, video da discutere, conoscenze da cercare su libri o web (il modo più efficace per sconfiggere il suo antagonista: relegarlo volutamente al mero ruolo di “magazzino” di conoscenze al quale attingere quando e come vuole l’insegnante). E, infine, promuove un approfondimento di gruppo stimolando lo stesso ad un confronto vivace e costruttivo e dove l’insegnante non è presente.

 

TERZO PASSO: INTEGRARE. Ecco che adesso l’insegnante rientra in gioco. Dovrebbe comprendere quanto è stato veramente interiorizzato, stimolando la discussione ed intervenire a colmare i gap dando le informazioni mancanti o aiutando a fare collegamenti tra argomenti oppure a risolvere esercizi apparentemente impossibili. Cose che anche il miglior motore di ricerca non farà mai con la stessa efficacia dell’uomo: ecco che l’insegnante torna ad essere indispensabile.

 

QUARTO PASSO: FAR RIFLETTERE. Di nuovo l’importanza di fare le domande giuste orientate a stimolare riflessioni, collegamenti con la realtà e tra argomenti, alla luce delle informazioni apprese. Le risposte avranno come base, per forza di cose, la conoscenza. Solo se l’avrà interiorizzata lo studente potrà rispondere a questo tipo di domande. Ecco che, arrivati a questo punto, l’insegnante per valutare ha in mano molti elementi in più rispetto alle classiche domande che iniziano con “mi parli di…”.

 

Il mio consiglio, citando Rita Levi Montalcini: non temete i momenti difficili, il meglio vien da li. Se a settembre, come ci auguriamo tutto tornerà come prima, o quasi, non ci dimentichiamo che ciò che abbiamo appreso oggi nello svolgere una didattica a distanza, sarà molto utile anche in aula!

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Marco Cardellini

Laurea in Scienze della Formazione “Esperto nei Processi Formativi” e successivamente Master in “Formazione, gestione del personale e organizzazione aziendale” è oggi uno dei nostri consulenti più attivi in particolare su progettazione di tematiche legate alla gestione delle risorse umane in azienda e, da tempo, legate all’ambito scolastico formando dirigenti ed insegnanti di Istituti di ogni ordine e grado su tematiche relative alla comunicazione, al potenziamento didattico e alla valutazione dello studente.

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