Leicester? Un caso di teamwork

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La favola del Leicester rappresenta l’ennesima conferma della forza del team, anche se forse è più corretto parlare di “miracolo del team” se consideriamo la grandezza dell’impresa di questo club il cui obiettivo era di evitare la retrocessione, nel massimo campionato britannico, e ritrovarsi a vincere il prestigioso titolo.

Per dare un’idea del miracolo basti pensare che i bookmakers inglesi pagano la vittoria finale del Leicester cinquemila a uno che nel linguaggio degli scommettitori si legge come “risultato impossibile”

Riepiloghiamo brevemente questa incredibile storia: il Leicester City, squadra di calcio dell’omologa cittadina inglese, partecipa al campionato britannico con investimenti modesti che sfigurano se messi al confronto di quelli dei club più prestigiosi. La squadra viene affidata a Ranieri, bravissimo tecnico italiano di grande esperienza ma mai vincente in terra inglese, nella sua precedente esperienza alla guida del Chelsea.

Come tutte le favole anche quella del Leicester ha una morale secondo la quale un eccellente teamwork può condurre una squadra normale a risultati inimmaginabili.

Questo concetto è molto chiaro nel mondo dello sport di squadra, anche se non tutti lo sanno interiorizzare in modo efficace, infatti molte squadre, dal bilancio ricco, preferiscono privilegiare la scorciatoia della campagna acquisti di grossi campioni, chiudendo un occhio od entrambi sulla forza del team. Quando poi falliscono, superati da piccole squadre, fortissime nel senso del team, parliamo di evento eccezionale.

Poniamoci ora una domanda: “Se la forza del team è determinante nel successo degli sport di squadra, perché le squadre aziendali non si creano vantaggi competitivi attraverso il team work?”

La risposta è una sola: “Perché la loro consapevolezza della forza del team è superficiale, la parola team viene spesso pronunciata come espressione accattivante per guadagnare consensi ma non viene tradotta in azioni coerenti nel campo da gioco, come ha saputo fare il Leicester!” Se noi chiediamo a 100 Direttori d’azienda: “Quanto è importante il team?”, avete una risposta unanime: “Il senso del team è fondamentale per il mio gruppo!”. Ora passate alle domande di approfondimento tipo:

“Cosa stai facendo per rafforzare il senso del team? Cosa ti aspetti di diverso da un’efficace crescita del senso del team? Come misuri i progressi? Qual è il problema maggiore che ti deriva da uno scarso senso del team? Esistono delle KPI specifiche?”

Queste domande vi faranno scoprire una triste realtà: il team work viene vissuto in azienda come un sogno vago che ogni direzione seria deve enunciare al prossimo come messaggio di marketing, destinato all’interno dell’azienda e al mercato, ma quasi sempre privo di sostanza. Io amo chiamarlo valore cosmetico da scrivere sul proprio sito, nelle brochure aziendali, in un poster appeso in sala riunioni.

Qualche direttore aggiunge: “Sono talmente convinto del valore del team che tutti gli anni investo in eventi di forte impatto sul mio gruppo, pensi che lo scorso anno abbiamo speso €. 25.000 per una regata nell’arcipelago toscano che i miei collaboratori si ricorderanno per tutta la vita!”

Riflettete su questa frase, molto comune, anche se può cambiare l’arcipelago, la regata e il budget, ma non la sostanza dell’equivoco. Io penso che Ranieri e il Leicester sarebbero retrocessi se avessero cercato di costruire un team attraverso eventi ludici di forte risonanza.

Dove sta il clamoroso errore da parte della squadra azienda rispetto alle squadre sportive? Quello di non capire che il team work ha due componenti: una di tipo emozionale che significa disponibilità mentale e motivazione alla collaborazione, a sentirsi più gratificati dal successo del gruppo che non da quello personale, da non criticare i membri del proprio team bensì incoraggiarli. Già questa componente è più complicata nelle aziende che nello sport, infatti l’azienda spinge quasi sempre alla performance individuale, lo stesso dicasi la scuola e in particolare gli studi di Master che giocano molto sull’ambizione individuale e la competizione interna.

Ma il vero tallone d’Achille della squadra azienda è la miopia verso la seconda componente del team work che nel calcio si chiama “schema di gioco e tattica”, mentre in azienda si chiama “comportamenti eccellenti”.

Ranieri sa benissimo che non basta “sentirsi squadra” e dichiarare al mondo: “Nessuno di noi sarà mai così forte come tutti noi!”, oppure come diceva Michael Jordan “Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza si vincono i campionati!”.  Ha avuto la straordinaria abilità di trasformare questa energia positiva di aggregazione in schemi di gioco e comportamenti vincenti. Ne elenchiamo alcuni chiedendo al lettore di valutare se qualcosa di simile avviene anche a livello della squadra azienda.

  • Modellare lo schema sui giocatori che abbiamo a disposizione, senza imporre convinzioni e moduli di gioco con cui i giocatori si sarebbero sentiti a disagio.
  • Esercitare una leadership sul gruppo intesa a rafforzare la loro coesione, evitando ogni possibile frattura.
  • Attribuire gli errori e le sconfitte sempre alla squadra e mai ai singoli.
  • Crearsi obiettivi intermedi tali da generare opportunità di successo e di celebrazione del risultato.
  • Far sentire tutti attori del successo, anche coloro che erano in panchina.

Sono convinto che anche le aziende possano crearsi un nuovo vantaggio competitivo sul mercato, sviluppando un forte senso del team, come ha fatto il Leicester, passando dalla cosmesi del team work alla vera sostanza dei comportamenti vincenti. E’ necessario capire che non si diventa team attraverso la regata, bensì attraverso la quotidianità lavorativa dove il senso del team viene esaltato. Occorre capire che le migliori energie vanno investite nel gestire le difficoltà esterne e non i problemi di collaborazione interni.

Trasmettere agli altri le proprie informazioni e competenze (Knowledge Management), vivere l’errore come problema di squadra da risolvere e non di ricerca del capro espiatorio, gestire direttamente ogni piccola tensione interpersonale non accettando di convivere con problemi relazionali, creare la massima soddisfazione dei propri clienti interni, gestire il personale facendo sentire tutti importanti nel loro ruolo evitando rischi di fratture, sono tutti esempi di una cultura di cui la squadra azienda ha assolutamente bisogno.

Le direzioni aziendali devono soprattutto essere consapevoli che il VERO TEAM non è un sfizio manageriale ma un solido vantaggio competitivo che permette all’azienda di navigare anche in acque tempestose.

 

Cesare Sansavini

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