Leader vs. Pifferai

 In Cross Fertilization, News

Nel 1971 usciva il primo libro di Fantozzi, il primo passo verso un grande successo, non necessariamente per il buffo e sfortunato personaggio, ma per l’abilità di creare una parodia dissacrante del mondo aziendale.

Tra i mille episodi raccontati nei suoi libri il più esaltante, ai miei occhi, è la partecipazione di Fantozzi ad uno sciopero:

Fantozzi infervorato dall’animosità della protesta raccoglie un sasso e lo scaglia verso la finestra del mega direttore galattico fracassandola. Quel gesto gli procura un’ovazione da parte degli scioperanti, tant’è che Fantozzi cavalca il suo momento di gloria salendo su una sedia e gridando alla folla: “E ora tutti con me!”. Ottiene così un clamoroso consenso e una leadership incondizionata. Scende dalla sedia, si gratta la testa, e domanda a se stesso: “E ora dove cacchio li porto?”

Questo aneddoto mi ha ispirato ad introdurre la mia nota distinzione tra Leader e Pifferai, sempre presente nei ns. corsi sulla Leadership.

Il termine Pifferaio, nasce dalla famosissima favola del Pifferaio di Hamelin o Pifferaio magico che narra di un suonatore di piffero che, su richiesta del borgomastro di una cittadina tedesca, allontana da Hamelin i ratti al suono del suo strumento.

Ritorniamo alla Leadership per evidenziarne le caratteristiche vincenti.

I quattro presupposti della vera Leadership

E’ stato sfatato il mito di personaggi rari che godono di un DNA carismatico che li ha resi grandi Leader. In realtà, pur senza rinnegare le componenti cromosomiche che possono facilitare l’esercizio della leadership, da molti anni si è proceduto ad una vivisezione delle caratteristiche che devono essere sviluppate per acquisire la credibilità di Leader. Il mio compito è infatti di accompagnarvi in una breve disamina di Anatomia della Leadership per poi identificare quelle capacità e qualità specifiche che possono essere migliorate.

La proiezione verso il cambiamento

Il leader è un agente di cambiamento, come ci suggerisce la stessa etimologia: to lead, vuol dire condurre. Il Leader vive il cambiamento come opportunità e stimola gli altri verso il cambiamento. Nel linguaggio manageriale cambiamento è sinonimo di miglioramento, l’essenza di un Leader è di favorire il progresso. Le Direzioni aziendali o politiche dominate dal conformismo possono stimolare la pace dei sensi e il quieto vivere, ma mai l’allineamento ad un mondo in continua evoluzione.

L’essere umano è tradizionalmente resistente al cambiamento e in mancanza di veri leader, Aziendali o Politici si rischia la mediocrità da staticità e obsolescenza. Il cambiamento non dà certezze ma è un passaggio obbligato per crescere.

Non so se cambiando le cose miglioreranno, Ma per migliorarle dovranno necessariamente cambiare. Leader anonimo

La Vision

Sembra che il termine Vision sia nato con il famoso discorso: I have a dream di Martin Luther King al Lincoln Memorial di Washington il 23 Agosto del 1963. Senza volare tanto alto dobbiamo affermare che un leader è tale se ha elaborato una Vision stimolante e se sa coinvolgere i propri follower nel raggiungerla.

La Vision è un sogno ad occhi aperti che evidenzia un futuro migliore, come M.L. King enunciava nel suo sogno di superamento delle barriere razziali. La Vision deve avere una forte connotazione positiva per generare un progresso aziendale, politico, sociale. Questa connotazione rappresenta la più evidente distinzione tra Leader autentici e Pifferai. Senza questa distinzione parleremo di Hitler come un grande Leader e non di un Pifferaio che è riuscito a manipolare un’intera popolazione.

Il piano di attuazione e la coerenza

Il Leader deve essere consapevole che sarà valutato, non solo per la condivisione della Vision, ma soprattutto per la sua realizzazione, perché ci conquistiamo il piedistallo di Leader se siamo credibili e per essere credibili dobbiamo essere coerenti nel dare concretezza ai nostri sogni.

Più ambiziosa è la Vision più difficile è la realizzazione pertanto se ci accorgiamo di non poterla realizzare, occorre ammettere i propri errori. L’ammissione di errore è catartica, abbassa la tensione e permette al Leader di recuperare credibilità. La storia ci riporta come Nixon, caduto in disgrazia con lo scandalo Watergate, fu rieletto, dopo avere ammesso pubblicamente di essere il principale responsabile dello scandalo. Il coraggio dell’ammissione di responsabilità gli ha magicamente restituito la credibilità.

La forza comunicativa e il coraggio

C’è una stretta correlazione tra capacità comunicativa e leadership. La comunicazione non è solo chiarezza espressiva e solidità dei contenuti, è anche capacità di stimolare emozioni, con toni di voce, pause, aneddoti. Tutti i grandi leader sono caratterizzati da questa capacità di entusiasmare con i loro discorsi.

La forza comunicativa è tale quando c’è anche il coraggio dell’impopolarità, non a caso uno dei più grandi esempi di leadership che la storia ci riporti è il discorso di Winston Churchill alla nazione negli anni 40: “Dico al Parlamento come ho detto ai ministri di questo governo, che non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore!

A parte il contesto bellico in cui nasceva questo storico discorso oggi troppi pseudo leader non hanno il coraggio di affrontare la cruda realtà, perché si sentono fragili e temono di perdere il consenso. Sono pronto a ricredermi quando sentirò un politico che si propone dicendoci: “Ci aspettano anni difficili in cui dobbiamo tirare la cinghia, perché dobbiamo drasticamente tagliare il debito pubblico se vogliamo lasciare un futuro migliore ai nostri figli”.

Anche se questo accadesse possiamo ipotizzare che i pifferai avrebbero il sopravvento giocandosi promesse indolori.

Poniamoci ora alcune domande

1 – Quando possiamo affermare di essere leader?

Tutte le volte che siamo in grado di influenzare il pensiero e le azioni degli altri, proponendo una vision positiva in grado di generare cambiamenti evolutivi.

2 – Possiamo influenzare gli altri senza una Vision, senza un piano, senza generare cambiamenti?

Purtroppo si! Esattamente come Fantozzi ha acquisito leadership fracassando una vetrata:

  • direttori aziendali si giocano a volte il consenso del proprio gruppo mettendosi in contrasto con altri gruppi e giocando al noi contro di loro;
  • il sindacato da tempo immemorabile fonda la sua leadership sul contrasto istituzionale con la direzione aziendale. Se non abbiamo più un comune nemico da combattere non siamo più Leader;
  • troppi politici hanno scoperto le scorciatoie per influenzare gli altri, senza una Vision né un programma di cambiamento evolutivo, solo giocando sulla dissacrazione del sistema e cavalcando tutte le debolezze del paese scaricando la colpa sulle fazioni avversarie. Questa modalità di acquisizione del consenso viene bonariamente chiamata populismo, io preferisco il termine Pifferaio, altri la chiamano manipolazione, l’unica certezza è che non può essere chiamata leadership.

Cesare Sansavini – Autore di Leadership e gestione del cambiamento, Ed. Alpha Test

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