Tre validi consigli da una start-up fiorentina: Hoobla!

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“Quando è che si realizza un prodotto innovativo? Quando si realizza una soluzione ad un problema esistente.” Parola di Ivano Greco, ideatore e fondatore della Start up fiorentina Hoobla.

Un’ interessante chiacchierata sui temi dell’innovazione, della crescita personale ed aziendale, degli sviluppi presenti e futuri del mercato digitale.

Spunti da segnare sul taccuino, soprattutto per chi, giovani e non, decide di avventurarsi in un’idea imprenditoriale, sviluppando progetti e piani magari da tempo nascosti nel cassetto. Un invito a concretizzare e realizzare i propri sogni non perdendo mai di vista quel sano pragmatismo in grado di dare sostanza, coerenza e progettualità all’azione.

E se all’inizio le cose sembrano andare per il verso sbagliato, basti ricordare come negli U.S.A. il numero di fallimenti avuti in carriera sia una discriminante assolutamente positiva nella scelta dei quadri dirigenziali. Che sia start up o piccola impresa famigliare, l’importante è provarci avendo ben definito l’obiettivo.

1. Hoobla è una start up innovativa con base a Firenze. Di cosa si occupa, come è nata l’idea e quali sono le difficoltà che avete incontrato?

Hoobla http://www.hoobla.it/ e’ uno strumento che permette alle aziende di far creare contenuti ai propri clienti in modo autentico. Si posiziona nella strategia di content creation per l’ inbound marketing nel settore retail.Il servizio permette alle aziende di produzione, che vendono attraverso canali retail propri e/o di terzi (sia fisici che online), di raccogliere e usare le recensioni sui prodotti scritte dai consumatori che hanno fatto l’acquisto. Il servizio è particolarmente adatto ad aziende del settore abbigliamento, accessori, elettronica, editoria, arredamento, intrattenimento. A differenza dei comuni sistemi di gestione delle recensioni Hoobla ha sviluppato una tecnologia (basata su APIs) che permette alle aziende clienti di gestire il processo di raccolta e uso delle recensioni non piu’ come servizio stand-alone, ma in un’ottica di rete in collaborazione fra il produttore, i rivenditori e i fornitori.
La definizione attuale del servizio e’ stata sviluppata dopo innumerevoli cambiamenti ed esperimenti che ci hanno permesso nel corso di 2 anni di lavoro di arrivare a costruire un prodotto di interesse per il mercato. Un errore frequente, di cui anche noi siamo stati vittime, e che riguarda anche altri startupper, e’ di voler sviluppare un’idea propria senza prima aver ben focalizzato il problema che si vuole risolvere. Mi spiego meglio. Quando e’ che si realizza un prodotto innovativo? Quando si realizza una soluzione ad un problema esistente, percepito da un gruppo di clienti che sono disponibili a pagare per risolvere il problema che hanno. Quindi prima di tutto vanno focalizzati il problema e il cliente, poi si cerca una soluzione. In genere si fa l’opposto. Quanti di noi sentono amici e persone intorno dire: “Ho avuto un’idea geniale?” Beh, se quell’idea non risolve un problema ad un cliente che e’ disposto a pagare rimarra’ solo un esercizio teorico.
Per sviluppare questo processo di affinamento e’ pero’ necessario metabolizzare quella che gli americani chiamano capacità di fallire. Sbagliare, capire dove si e’ sbagliato e migliorare.

2. Le decisioni di acquisto si formano sempre più nella piazza virtuale. Questo vuol dire che le imprese devono passare dal marketing del messaggio al marketing dell’ascolto. Il vostro progetto sembra seguire proprio tale coda lunga. In tal senso che riscontro state avendo dalla realtà imprenditoriale italiana? Può definirsi pronta al salto di qualità e/o propensa ad accogliere le sfide del digitale?

Quali sono le azioni che ciascuno di noi fa prima di acquistare un prodotto (sia che poi si acquisti online oppure offline)? Cerchiamo  informazioni su Internet. E che tipo di informazioni cerchiamo come consumatore consapevole? Senza dubbio ci interessano le  esperienze fatte da altri clienti precedentemente con quel prodotto/brand. In questo quadro le recensioni “affidabili” sono lo  strumento  che permette al consumatore di formarsi un’opinione con pro e contro (recensioni positive e negative). Questi sono i percorsi  d’acquisto  che già oggi i consumatori fanno e vengono definiti info-commerce o R.O.P.O. (research online, purchase offline).  Dal canto loro le aziende stanno sviluppando una nuova consapevolezza sul tema iniziando a sviluppare progetti di ascolto e  conversazione online con i clienti, penso ad aziende come Saccomanni Design (www.saccomannidesign.it) e altre del territorio.

3. Il futuro ed il presente si gioca sulla capacità di leggere ed interpretare le coordinate del cambiamento. E’ davvero così difficile per un giovane fare impresa in Italia? Ci sono dei consigli che ti senti di dare ai giovani che sognano di intraprendere un percorso simile?

Il primo consiglio è di condividerela propria idea con amici e conoscenti (ma anche poi negli eventi di networking e online, allenandosi a fare i pitch) al fine di trovare i co-founders che possano aiutarlo nella realizzazione del team.
Il secondo consiglio e’ di NON partire dal business plan ma dall’individuazione del problema che si intende risolvere e dai clienti che possono essere disponibili a pagare. Solo dopo aver validato problema e cliente mettersi a scrivere il Business Plan. Per questo fine consiglio di usare la metodologia “lean startup”.
Il terzo consiglio e’ di sviluppare appena possibile un prodotto minimo funzionante e verificare se i clienti lo usano.

4. Il sistema universitario attuale di rado fornisce competenze e skills specifiche direttamente spendibili nel mercato del lavoro. A partire dalla tua esperienza, quale e quanto è importante il ruolo della formazione?

L’università e’ fondamentale, fare un Master indispensabile, continuare con la formazione anche quando si entra del mondo del lavoro assolutamente necessario.
Consiglio vivamente la partecipazione agli eventi di networking fisici che ci sono in tutte le città di Italia e anche agli eventi online denominati webinar (spesso gratuiti) con cui e’ possibile fare aggiornamenti con casi di studio pratici. A questo proposito mi fa piacere ricordare che da qualche mese ho lanciato un canale tematico sul #retail su Supersummit, una piattaforma di eventi gratuiti in diretta streaming (l’accesso all’archivio invece e’ premium), con l’obiettivo di fare una panoramica professionale sulle tecnologie, i metodi, gli strumenti disponibili sul mercato che permettono ai punti vendita fisici di integrarsi sempre più con l’e-commerce e il digital in generale.

5. Il mondo del lavoro negli ultimi dieci anni si è profondamente ridefinito. Nuove figure professionali stanno emergendo insieme a nuove modalità di organizzazione lavorativa. Proprio qualche giorno fa, ad esempio,ha aperto i battenti “The Hub Firenze”. Cosa ne pensi delle tendenze attuali: incubatori, sistemi di accelerazione, equity crowfunding e coworking project?

Vorrei che ci fosse un piano di investimenti pubblico a livello nazionale, gestito dai comuni, che metta a disposizione gratuitamente per i giovani degli spazi di aggregazione sociale in cui poter sviluppare creatività, confronto e progetti collaborativi. Spazi in cui i giovani (e meno) possano sperimentare e sbagliare senza avere l’urgenza di fatturare. Bene anche i coworking che pero’ riguardano una fase successiva, quando cioè hai già deciso come fare business. Riguardo alla situazione degli incubatori pubblici vorrei che si investisse realmente in questo strumento non solo mettendo a disposizione spazi fisici in modo gratuito per i più meritori, ma organizzando servizi di facilitazione e supporto allo sviluppo del piano d’impresa in connessione con il mondo imprenditoriale e della ricerca.

 

Simone Grasso

 

 

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