Le 8 abilità del buon comunicatore

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Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. Paul Watzlawick.

Non si può non comunicare. Quindi tutto comunica. Uno sguardo, un silenzio, un parola detta sotto voce, un discorso dai toni alti, il continuo gesticolare durante una conversazione. Siccome ci relazioniamo quotidianamente con persone e cose, in ogni momento trasmettiamo un messaggio, anche in maniera inconsapevole.
Il buon comunicatore, tuttavia, si distingue per la sua capacità di trasmettere sì un messaggio ma di farlo attraverso una efficace strategia opportunamente ponderata. La domanda allora sorge spontanea: cos’è che rende efficace una strategia comunicativa? Cos’è che permette ad un oratore di guidare il pubblico? Quali sono le abilità che un buon comunicatore deve sviluppare? Cesare Sansavini, nel suo libro L’arte del Public Speaking, fa riferimento a ben otto skill fondamentali e necessarie per poter comunicare in maniera efficace.

1 – CONTATTO VISIVO. Parafrasando Napoleone, “per farsi capire dalle persone bisogna prima di tutto parlare ai loro occhi”. Ecco, se c’è un assioma che meglio di altri esprime l’importanza del contatto visivo è questo. Fondamentale per creare un legame di sincerità e di allineamento con chi ci ascolta e per renderlo effettivamente partecipe della comunicazione.

2 – GESTUALITA’. Non essendo l’essere umano un “cinghiale laureato in matematica pura”, per scomodare De Andrè, trasmettiamo non solo messaggi verbali ma anche emozioni attraverso la gestualità e le modalità con le quali ci relazioniamo fisicamente con l’interlocutore.

3 – POSTURA E MOVIMENTI. Colui che parla, prima di essere ascoltato, deve acquisire credibilità sul gruppo, una credibilità inizialmente epidermica, non basata solo sui contenuti, ma su una serie di percezioni emotive tra cui quelle trasmesse dalla posizione del corpo.

4 – VOLUME E TONO DI VOCE. Con il giusto tono può essere detta qualsiasi cosa. E’ importante saper utilizzare il tono giusto a seconda dell’audience, cercando di non eccedere: mai urlare, mai tremolanti. Il volume della voce, infatti, dà autorevolezza e rafforza l’impatto, unitamente alle pause che pure vanno sfruttate sapientemente per dare forza ai messaggi chiave.

5 – ESPRESSIONE DEL VISO. L’espressività nella comunicazione ha un ruolo cruciale ed ancor di più lo ha un buon sorriso. Unitamente ad un’espressione aperta ciò garantisce al comunicatore una maggiore sintonia con gli interlocutori e, dunque, maggiori probabilità di efficacia.

6 – COMUNICAZIONE VERBALE.  Il linguaggio verbale, per quanto affiancato dalle variabili qui elencate,  rimane il fulcro dell’attività comunicativa. Per questo è necessario che rispetti tre regole fondamentali: il messaggio deve essere semplice e chiaro; lo speaker deve avere capacità di sintesi; affiancare al topic centrale del discorso, casi, esempi ed analogie che diano sostanza e concretezza al messaggio.

7 – PERSONALITA’, HUMOUR ED ENTUSIASMO. Saper trasmettere entusiasmo e passione per ciò che si sta raccontando è un modo per avvicinare l’audience, soprattutto dal punto di vista emotivo. Anche nei contesti più formali, non dimentichiamo che nelle giuste dosi il senso dell’humour unitamente alle capacità oratorie è sinonimo di forte personalità.

8 – GESTIONE DELLO STRESS. Ecco il punto dolente. Spesso si ha paura ad esprimersi in pubblico, si ha il timore di fare una brutta figura e l’emotività può giocare brutti scherzi (sudorazione improvvisa, tremolio, rossore). Ma vi sveliamo una cosa: l’emotività non riguarda solo noi ma l’intero genere umano! Gestire lo stress è possibile dedicandosi ad un accurata preparazione e rafforzando tutte quelle variabili appena descritte.

A questo punto vi diamo la buona notizia. Siete pronti? L’abilità di comunicazione non è qualcosa di cromosomico, ma risponde a queste, e altre, regole che possono essere acquisite e applicate. Occorre quindi la pratica e la capacità di mettersi in gioco accogliendo i feedback altrui. E non è poco, è un buon inizio in divenire!

Simone Grasso

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