Progetto di Team Building per Il Cenacolo

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Le cose migliori si ottengono solo con il massimo della passione.  J. W. Goethe

Tempo di riflessione. Esperenziale o non esperenziale questo è il dilemma. Sfogliamo, come con un album fotografico, i nostri progetti indoor e outdoor del 2015. Le immagini più belle sono forse quelle dell’experential learning realizzato per la Coop. Sociale Il Cenacolo di Firenze. Questo progetto è nato con l’obiettivo di rafforzare il team dei coordinatori, aumentando il senso di appartenenza e implementando la capacità di valorizzazione e riconoscimento dei ruoli. Molti ruoli professionali nell’ambito sociale tendono spesso all’entropia; siamo figli di un momento storico ricco di frenesia progettuale a fronte della necessità di risorse umane sempre più dinamiche e interdipendenti. Bauman, noto sociologo e filosofo polacco, userebbe forse il concetto di società liquida per sottolineare la progettazione convulsa di nuovi servizi a fronte di continue esigenze.

Il Cenacolo è una cooperativa molto attiva nel territorio toscano, nata nel 1991, con l’obiettivo di costruire percorsi per minori e giovani, finalizzati alla promozione e all’inclusione sociale. Oggi è molto impegnata con l’emergenza profughi e la necessità di apertura di centri e rifugi politici che favoriscano l’integrazione culturale.

La collaborazione con Change Project risale ai primi del 2000.

Il concept scelto per questo progetto di outdoor è stato il teatro, inteso come spazio di riflessione con sé stessi per il proprio servizio, ma anche come momento di collaborazione con i colleghi in un rapporto dialogico interdipendente.

La micro-progettazione è stata curata nei minimi dettagli da Claudia e Alessandro lavorando a 360° su tutti gli aspetti: dalle scenografia, alle sceneggiatura, alle musiche. Elemento interessante a riguardo proprio l’utilizzo di temi sonori familiari per ogni singola fase del processo d’apprendimento.

Il risveglio era affidato alle fredde lande islandesi dei Sigur Rós; l’attività di riflessione individuale (FASE 2 – Osservazione riflessiva del ciclo di Kolb) alle musiche di Einaudi, mentre i movimenti di riscaldamento ai ritmi giocosi dei Talkin Heads, con una chiusura in leggerezza tutta italica con Rino Gaetano.

Il primo incontro si è tenuto il 4 Marzo nella nostra sede ed è stato caratterizzato dalla consegna dei questionari di autovalutazione ai 19 coordinatori. Questo ha permesso di sondare la percezione individuale sulle proprie capacità comportamentali e di gruppo.

Successivamente a cavallo fra il 31 Marzo e il primo di Aprile tutto il gruppo si è trasferito all’antico Spedale del Bigallo a Bagno a Ripoli. In questa storica location, oggi sede di Qualitas si sono alternate circa 10 attività, tra indoor e outdoor, partendo dai risultati stessi dei questionari e confrontandosi in momenti di reale team building (FASE 1 del ciclo di Kolb: “Esperienza concreta”).

Dopo queste due giornate degne di movimenti ed emozioni il gruppo si è ritrovato nella nostra sede il 24 Aprile per raccogliere quanto seminato dall’esperienza e confrontarsi con l’esperienza di apprendimento vissuta sul proprio luogo di lavoro (FASE 4: Sperimentazione Attiva) attraverso un vero e proprio follow-up.

Tutta la nostra formazione sul team work parte dal presupposto di imparare attraverso il fare, riflettendo su quello che è successo nelle singole attività. Il nostro approccio privilegia l’esperienza diretta e la sperimentazione personale consentendo di affrontare dinamiche interpersonali profonde e mettendo in gioco le persone in senso globale, coinvolgendole nella parte fisica, cognitiva, relazionale ed emotiva. Tutti i debriefing finali da parte dei docenti vengono fatti con l’ausilio di griglie di osservazione. I risultati del gruppo servono per costruire, quello che chiamiamo il codice deontologico del teamwork patrimonio dell’organizzazione in questione.

L’apprendimento e di conseguenza la crescita del gruppo, fase della maturità, è più veloce rispetto alla formazione classica a patto che si rispettino alcune condizioni:

  • Si segua un modello strutturato come quello di Kolb per favorire l’apprendimento attraverso l’esperienza.
  • Si lavori bene sulla terza fase del ciclo, favorendo il confronto fra quanto vissuto nell’outdoor e la quotidianeità lavorativa.
  • Si coinvolga tutti i principali livelli decisionali nelle varie fasi del processo specialmente nel piano d’azione finale, per favorire un reale processo di cambiamento organizzativo.

Sperimentale o non sperimentale? E’ una questione di obiettivi e strategia condivisa.

Alessandro Sansavini

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